“Luogo sacro al paese e alla patria e notissimo alla storia trevigiana” scriveva nel 1931 il Podestà di San Zenone, Luigi De Martini, evocando le personalità che riposano sul colle ezzeliniano. Il De Martini certo pensava al sepolcro nel quale giacciono il pittore Noè Bordignon, che visse a San Zenone dal 1913 sino alla morte, la moglie Maria Zanchi e il figlio Lazzarino “Rino”, ricordati in una lapide murata sul lato est della torre. Noè Bordignon (1841-1920) fu artista di fama internazionale. Tra i suoi sei figli, Lazzarino seguì le orme del padre, ma il tifo lo condusse alla morte giovanissimo. Sullo stesso lato della torre è infissa l’iscrizione commemorante Francesco Rubelli (1816-1901), la moglie Carlotta Bolzon e la figlia Teresa (1859-1921), a lungo proprietari di Villa Marini Rubelli. Il cimitero accolse inoltre nella fase conclusiva della Grande Guerra (1918) le salme di 50 profughi di guerra e di 39 militari italiani, morti nell’ospedale da campo n. 208 allestito nel Comune. Le inumazioni proseguirono sino alla fine del 1922 quando fu disponibile il nuovo cimitero, situato a sud-ovest del centro del paese.